Le borse di Moro
Quante erano le borse che Aldo Moro aveva con se in macchina il 16 marzo?
Quante sono state recuperate dalle Brigate Rosse, cosa contenevano le borse trafugate, semplici appunti o documenti segreti finiti nelle mani sbagliate? Il classico esempio di come si possa costruire un "mistero" inesistente
Le borse sparite
Tra i cosiddetti misteri
di via Fani, vengono spesso citate le borse che Aldo Moro aveva con se
la mattina del 16 marzo. Ancora oggi, basta fare un giro su internet,
ed ecco spuntare i soliti interrogativi.
Per fare solo un esempio, La giornalista Nadia Francalacci, in un articolo del 2016, scrive:
Poi
c’è il mistero sulla sparizione di alcune delle borse di Moro. Secondo
la testimonianza della moglie Eleonora Moro, il presidente usciva
abitualmente di casa portando con se cinque borse: una contenente
documenti riservati, una di medicinali ed oggetti personali; nelle
altre tre vi erano ritagli di giornale e tesi di laurea dei suoi
studenti. Subito dopo l'agguato sull'auto di Moro vennero però
rinvenute solamente tre borse. La signora Moro dichiarò: "I terroristi
dovevano sapere come e dove cercare, perché in macchina c'era una bella
costellazione di borse. Nadia Francalacci: Caso Moro tutti i misteri 38 anni dopo. 9 maggio 2016. Panorama.it
Il "buco" de La Repubblica
Sulle borse di Moro ci si è
affannati a trovare ipotesi suggestive e fantasiose, fino ad arrivare a
veri e propri infortuni giornalistici, come quello di Repubblica del
1993, dove, in un articolo del 28 ottobre, a firma Claudio Gerino, dal
titolo “Nessun brigatista prese le borse di Moro.” si affermava:
Le borse
contenenti i documenti riservati del presidente della Dc, Aldo Moro non
furono prese dalle Brigate Rosse che la mattina del 16 Marzo 1978
massacrarono la scorta e rapirono lo statista. Una foto spuntata fuori
quindici anni dopo quei terribili 55 giorni smentisce il brigatista
dissociato Valerio Morucci che disse di aver sottratto le borse dalla
Fiat 130 del presidente della Dc. Claudio Gerino: Nessun brigatista prese le borse di Moro, La Repubblica 28/10/1993.
A corredo dell’articolo erano
pubblicate due foto nelle quali si vedevano chiaramente due borse
poggiate nello spazio tra il sedile anteriore destro e il sedile
posteriore della 130 di Moro.
La 130 di Aldo Moro. Indicate dalla freccia le borse ritrovate e repertate nel verbale del 16 Marzo.
Le foto, vendute dall’agenzia
Croma, oltre che a "La Repubblica", anche a "Il Corriere della Sera" ed ad
"Oggi", erano un vero e proprio bidone. Le borse fotografate erano,
infatti le due rinvenute, repertate e restituite alla famiglia Moro.
Nel verbale redatto dalla questura, il giorno stesso della strage, relativo agli oggetti rinvenuti a bordo della 130 si legge:
Sono rinvenuti
i sottoelencati oggetti(...) sul lato destro del sedile posteriore, tra
lo schienale del sedile anteriore destro ed il piano del sedile
posteriore una valigetta 24 ore ed una borsa diplomatica regolarmente
chiusa. Verbale della questura di Roma 17/03/1978
Sarebbe bastato controllare gli atti processuali per capire che quelle foto non
provavano nulla e non smentivano nessuno. Ancora una volta la voglia
dello scoop ad ogni costo aveva giocato un brutto scherzo alla stampa.
Ed è sintomatico che, ancora oggi, a trentasette anni di distanza,
giornalisti innamorati di dietrologia, continuano ad inserire le borse
di Moro tra i misteri di Via Fani, quando basterebbe leggere le carte
processuali per capire che non esiste nessun mistero.
Le cinque borse
Le borse che Aldo Moro aveva
in macchina la mattina del 16 Marzo erano cinque. Il numero è indicato
dallo stesso Moro in una delle lettere scritte alla moglie:
Sempre tramite
Rana, bisognerebbe cercare di raccogliere 5 borse che erano in
macchina. Niente di politico, ma tutte le attività correnti, rimaste a
giacere nel corso della crisi. C'erano ancbe vari indumenti di viaggio.
Lettera ad Eleonora Chiavarelli Moro. Non recapitata
La vedova Moro, delle borse, parla ampiamente nella sua deposizione alla Commissione Moro:
ELEONORA
MORO: Lei parla delle borse che sono state prese dai brigatisti, per
intenderci; contenevano, la prima, medicinali. Infatti, da molti anni,
avendo sempre molto viaggiato, aveva l'abitudine di portarsi dietro
questa valigetta di pronto soccorso (...). La seconda borsa era quella
dei suoi documenti personali, i suoi occhiali, i denari, le chiavi di
casa, tutte quelle cose che riteneva riservate e che si portava sempre
dietro: se scendeva dalla macchina questa borsa scendeva con lui, se
veniva a casa se la portava su, se andava in ufficio se la portava in
ufficio ecc. Le altre tre borse contenevano giornali e, in quel
momento, tesi di laurea, nonché le cose che stava scrivendo. Quando è
stato preso stava correggendo un articolo che era in una di queste
borse e che non è stato toccato: è stato lasciato lì. Eleonora Chiavarelli Moro, CPM1 Seduta del 01/08/1980, vol.V, pag.4
Due borse, come abbiamo
visto,
furono ritrovate, lo stesso 16 marzo, tra il sedile anteriore e quello
posteriore dell’auto di Moro. Il ritrovamento di una terza borsa
avviene, a dimostrare la confusione delle forze dell'ordine, ben
sei giorni dopo la strage, durante una nuova perquisizione, nel
bagagliaio della 130, su cui viaggiava Moro.
Nelle tre borse non vengono
trovati documenti importanti tanto che, meno di un mese dopo la strage,
l’undici aprile, il loro contenuto è preso in consegna dal secondo autista della scorta di Moro, Otello Riccioni, che
lo restituisce alla famiglia.
Le borse non trovate sono
quindi due. A prenderle, secondo quanto da lui stesso dichiarato, al
processo Moro bis, è stato Valerio Morucci.
Io avevo il
compito, una volta sparato contro la scorta della 130 di Moro, di
prendere le sue borse dall'auto, ma ho eseguito questa operazione con
un certo ritardo. Interrogatorio di Valerio Morucci, Processo appello Moro, Udienza del 23/01/1985
Franco Bonisoli, altro componente del commando, precisa:
L’ordine era
quello di prendere le borse che poteva avere Moro e recuperare altri
materiali interessanti per noi e il mitra che sapevamo esserci perché
era stato visto sul sedile nella macchina di scorta. Chi prese le borse
con precisione non lo so. Uno del nucleo, e so che le borse erano due.
Ne sono certo perché erano sulla 128 su cui andai via anch’ioe quando
ci sganciammo le passai ad un altro. Le borse furono poi recuperate
dalla colonna romana. Intervista a Franco Bonisoli, da La notte della Repubblica,. Sergio Zavoli, ( Milano, Nuova Eri, 1992) pag.290
Il ladro di borse
Tutto troppo chiaro per chi
cerca ad ogni costo il mistero. Ed ecco allora, che, in barba a tutti i
riscontri, si comincia a parlare di documenti importantissimi e compare
un “oscuro” personaggio che si sarebbe appropriato delle borse.
Giuseppe Ferrara, per esempio,
nel film “Il caso Moro” del 1986, ci mostra un non meglio identificato
agente dei servizi legato alla P2 trafugare dal 130 due borse.
Antonio e Gianni Cipriani
riferiscono di un colloquio con Alessandro Marini nel quale, "l’ormai
famoso" testimone, avrebbe affermato:
Guardai nella
macchina di Moro e notai una borsa e un pacco di giornali poco dopo mi
accorsi che la borsa era sparita e anche dell’uomo che si muoveva come
un agente non c’era più traccia. A.Cipriani S. Cipriani: Sovranità limitata (Roma, Edizioni Associate, 1991) pag.263
Anche in questo caso la
fantasia dei giornalisti non conosce limiti. Non esiste, infatti, agli
atti, nessun indizio che possa far pensare che le borse siano state
sottratte, dall’auto di Moro, da persone diverse dai brigatisti.
Le dichiarazioni dei brigatisti sono confermate invece da alcuni riscontri oggettivi.
La testimonianza, per esempio, di Elsa Maria Stocco che afferma:
Verso le 9,25
una macchina che a forte velocità si è fermata in Via Bitossi, proprio
davanti alla mia abitazione, proveniente da via Massimi. Da detta
autovettura è sceso un uomo vestito da pilota civile, senza berretto,
con impermeabile blu, e dopo aver preso una valigia tipo 24 ore si è
avvicinato ad un furgone ha aperto lo sportello e vi ha buttato dentro
la valigia. Testimonianza di Elsa Maria Stocco, CPM1, vol XXX, pag.97
Il contenuto delle borse
A confermare, poi, la presenza
dei documenti di Moro, in un covo brigatista c’è la deposizione di
Antonio Savasta che dichiara di aver visto, in un periodo seguente la
morte di Moro, il brigatista Prospero Gallinari bruciare una parte
consistente dei documenti rinvenuti nelle borse del presidente della
Dc.
Savasta, che non ha
partecipato all’operazione Moro, parla tra l’altro, di una patente di
categoria diversa dall’usuale patente B intestata a Moro. A conferma
della testimonianza di Savasta è stato appurato che Moro era in
possesso di una patente di livello differente dall'usuale B, anche se la
categoria era D e non C come affermato da Savasta.
Ma cosa contenevano le borse che portava con se Aldo Moro?
Secondo la vedova del presidente DC a sparire sono state le borse più importanti:
I terroristi dovevano sapere come e dove cercare perché in macchina c’era una bella costellazione di borse.
L’affermazione della signora Moro è facilmente contestabile.
Bisogna
ricordare, infatti, che le tre borse ritrovate nell’auto erano in posti
tutt’altro che accessibili: due nello spazio tra il sedile anteriore e
posteriore destro, quindi, dal lato opposto rispetto ai terroristi; la
terza addirittura nel portabagagli
E’ presumibile perciò, che i
terroristi abbiano preso le due borse più facilmente raggiungibili e
cioè quelle che Moro aveva accanto sul sedile.
Riguardo, poi, l’argomento
dei documenti presenti nelle borse, va rilevato che nel corso degli
anni, non solo non si è accertata la loro natura, ma nemmeno si sono
tentate ipotesi plausibili, limitandosi sempre a parlare genericamente
delle “carte di Moro”.
I terroristi dal canto loro hanno sempre riferito che i documenti sottratti a Moro erano di ben scarsa importanza.
Franco Bonisoli ha parlato
della presenza tra le carte del Presidente della DC di un progetto
relativo all’unificazione delle forze di polizia. Secondo la
testimonianza di Antonio Savasta gran parte delle carte erano documenti
personali e tesi di laurea degli studenti di Moro
La stessa Signora Moro,
interrogata dal deputato Manfredi Bosco membro della prima
commissione sul caso Moro, non è stata in grado di precisare cosa
contenessero le borse:
BOSCO. Lei ci ha parlato di ipotetici documenti importanti; non ha dati?
ELEONORA MORO. Non ho nessun dato.
BOSCO. Sono il portafogli, le chiavi di casa o documenti che lei ritiene...
ELEONORA
MORO. Io penso che potesse avere anche documenti importanti, vuoi del
suo partito o di qualunque altro genere che avesse lì perché
affidatigli, anche documenti, come dire, riservati di persone che tante
volte chiedevano il suo consiglio giuridico (...)
BOSCO. Cioè, lui aveva l'abitudine di portare con sé queste cose?
ELEONORA
MORO. Saliva e scendeva sempre con questa borsa; andava in automobile e
se la portava, tornava a casa e la riportava. Non l'affidava neppure
all'agente che gentilmente si offriva e diceva: «onorevole gliela porto
io». Rispondeva: «no, grazie».
BOSCO.
Ciascuno di noi ha quasi sempre una borsa dove tiene le cose riservate;
possono essere però le cose di tutti i giorni come il libretto degli
assegni, o una lettera urgente (...)
ELEONORA
MORO. C'erano certamente i suoi documenti personali ed alcune cose.
(...) come gli occhiali, le chiavi, le chiavi del suo ufficio privato,
ma c'erano anche cose che lui studiava perché non perdeva mai un
minuto;(...) Poteva essere una lettera riservata in cui qualcuno gli
scriveva qualche cosa (...) Quindi, posso pensare che poteva succedere
che avesse avuto per caso quel giorno qualche cosa di riservato, (...).
Non è che ho la prova che lì dentro ci fossero cose importanti; ci
poteva anche non essere niente. Eleonora Chiavarelli Moro. CPM1. vol. V, pag.38